Archivio | febbraio, 2010

Balli latinoamericani a Berlino

28 Feb

L’inizio non è dei più promettenti. L’ingresso di un palazzo un po’ così, un corridoio imbiancato illuminato al neon con odori di cucina non proprio appetitosi, una scala che va in uno scantinato. E nello scantinato un locale da vecchia Berlino ovest, un po’ anarchica, un po’ improvvisata, un po’ odorosa di muffa: la Cueva. Siamo venuti per sentire un concerto di musica cubana e paghiamo perplessi i cinque euro di ingresso. La sala del concerto è già pienissima, così prendiamo posto in un privé poco da spumante e vip e molto da autonomi: vecchie sedie da rigattiere, tende da doccia, un tavolino coperto di pizzo di plastica, tutto talmente umido che non viene nemmeno voglia di togliersi il cappotto. Poi arriva la band. Si chiamano Sonido Tres, sono tanti, otto, tutti belli da vedere, con le loro facce piene di musica, un cantante che sembra uscito direttamente da Buena Vista Social Club, il front man color nocciola che si muove come un gatto, il chitarrista dai denti splendenti. Suonano che ti scordi dove sei, che ti scordi la metropolitana e il grigiore di Moritzplatz e Berlino che a febbraio dà proprio il suo peggio. Prima o poi si mettono tutti a ballare: quelli che conoscono i balli latinoamericani e quelli che improvvisano, quelli che ballano sempre e quelli che non ballano mai. Alle volte è bello improvvisare, qui ci torneremo di sicuro. (Nicoletta Grillo)

La Cueva, Oranienstrasse 159
http://www.lacueva-berlin.de
http://www.sonidotres.com

Foto di Fabio Esposito

Tedeschi e napoletani, polletti e pollastri al ristorante “Henne”

20 Feb

I miei amici napoletani lo chiamano „Il polletto“ o „Il pollastro“. Lui di fatto si chiama Henne, ovvero “pollo” in tedesco, ed è uno dei ristoranti più tradizionali di Berlino. La particolarità è che il menu comprende solo pollo fritto, insalata di patate, insalata di crauti, e al limite qualche wurstel – il tutto innaffiato da tanta birra. Due sono le condizioni per andare a mangiare da Henne: non avere fretta (il locale, soprattutto nel fine settimana, è affollatissimo, non accettano prenotazioni e vi può capitare di dover aspettare abbastanza a lungo) e soprattutto non essere a dieta. La parte femminile della tavolata non nasconde un brivido di sgomento a vedersi servire un mezzo pollo dalla croccante, grassissima pelle fritta, e un’insalata di patate affogata nella maionese; la parte maschile butta da parte le forchette e si mette alacremente all’opera con le mani. A fare da sfondo un locale tedesco proprio come quelli che ci si aspetta, poco pretenzioso e accogliente, con le tovaglie a quadretti e ampi soffitti, che invoglia alla chiacchiera. Così il nostro gruppo misto di napoletani, lombardi e tedeschi si imbarca in una discussione sul differente modo di usare i termini “amico” e “conoscente” nelle due culture. L’italiano tende a chiamare quasi tutti amici, o amici di amici, e lascia la qualifica di “conoscente” per pochi antipatici. Per i tedeschi invece sono tutti conoscenti, fino a prova contraria; insomma, ci pensano per bene prima di far passare qualcuno dalla schiera dei “Bekannten” a quella eletta dei “Freunde”. Arriviamo alla conclusione che per gli italiani ci sono molti amici e pochi conoscenti, mentre per i tedeschi ci sono molti conoscenti e pochi amici. Ma di fatto distinguere è difficile in tutte le lingue. Quand’è che un conoscente diventa amico, quando un amico torna ad essere conoscente? Meglio non pensarci su troppo, ordinare un’altra birra, per cercare di digerire il polletto, e godersi la compagnia di chi c’è, amici o conoscenti che siano. (nig)

Henne, Leuschnerdamm 25, Berlin
http://www.henne-berlin.de

Pomeriggio in libreria fra piccioni e monumenti

18 Feb


Ci sono dei pomeriggi che ci si annoia anche a Berlino. Mio figlio mi ha chiesto di andare a prenderlo al doposcuola più tardi del solito, per poter giocare ancora un po’ con un amichetto, e io non so cosa fare di quest’ora regalata. Pioviggina, il ghiaccio si trasforma in pozzanghere, sui marciapiedi la gente cammina come su passerelle tra laghi e canaletti di neve sciolta. In una strada secondaria due poliziotti discutono animatamente con un ragazzo turco che lavora in una pizzeria take away. Da un tetto, mi racconta il ragazzo, è caduta una valanga di neve che gli ha rotto il parabrezza dell’auto. “Sfortuna”, gli hanno risposto i poliziotti. “E se ci fosse stato un bambino, al posto dell’auto?”, controbatte lui. “Sfortunato il bambino”. Quando si dice essere imparziali. Decido di interrompere la passeggiata, onde evitare di finire come l’auto, e faccio quello che il cittadino medio del mondo occidentale fa quando si annoia: un giro al centro commerciale. Per essere più precisi nella filiale di una catena di librerie che si chiama Thalia. Lo so, bisognerebbe piuttosto sostenere le piccole librerie locali; tra l’altro proprio vicino a casa mia, sulla Schönhauser Allee, c’è n’è una deliziosa con il nome di Anakoluth, una proprietaria gentilissima e una bella sezione di libri su Berlino e sulle donne. Ma il vantaggio di Thalia è il caffè, con ampie vetrate sul ponte in ferro verde bottiglia della metropolitana; e starsene lì seduti in silenzio a guardare i vagoni gialli dei treni e il via vai della gente contro il cielo grigio, sfogliando libri che nessuno ti obbligherà a comprare, è una cosa che ha il suo fascino. Scelgo un saggio umoristico sulla felicità, attualmente best seller. Lo apro a caso: “Alle volte sei il piccione, alle volte il monumento”. Indubbiamente vero, ma l’alternativa non è proprio delle più invitanti. Guardo fuori e tento di immaginarmi una vita da piccione; e poi una vita da monumento. Sul tavolino di fianco al mio tre adolescenti leggono rispettivamente un fumetto manga, un volume di Harry Potter e un manuale di biochimica. Saranno amici o si sono trovati lì per caso? Il cellulare di una signora trilla con un cinguettio di uccellini. Un giovane molto bohemien e in mano un libro di Thomas Bernhard la fulmina con lo sguardo. Fuori continua a piovviginare, il cielo continua ad essere grigio, la metropolitana si ferma e riparte. Bho, penso, e torno al mio libro. A parte l’enigma del piccione ci sono battute e spiegazioni fisiologiche/psicologiche di come funziona il meccanismo felicità. Fra l’altro l’autore, un medico passato al cabaret, è pure carino, il che non guasta, soprattutto in pomeriggi bigi come questi. Ma per intanto la mia ora libera è scaduta, molto più velocemente di quel che credevo. (nig)

Libreria Anakoluth, Schönhauser Allee 124.
http://www.anakoluth.de

Libreria Thalia, Schönhauser Alle 78-80
http://www.thalia.de

Eckart von Hirschhausen, „Glück kommt selten allein“, Rowohlt.
http://www.hirschhausen.com

Neve e ska al Cassiopeia

13 Feb

Se vi piace etnico, poco complicato e soprattutto economico e giovane (ingresso 4 euro, età media 20 anni) una buona scelta è il Cassiopeia, in un complesso ancora molto alternativo di magazzini e capannoni nel trendissimo Friedrichshain. Al piano di sopra si balla a ritmi balcanici, indiani, ska e raggae; al piano di sotto spesso ci sono concerti. Ieri sera suonava una band di latin ska dal nome Mate Power: e dite quello che volete, ma se anche il futuro vi sembra un carico di calcinacci in bilico sulla vostra testa, non c’è niente di meglio che una potente sezione di fiati e ritmi ska per riportarvi al presente, farvi muovere le gambe e magari anche pogare – dimenticandovi gli occhiali in bilico sul naso e il fatto che forse non ne avete più proprio l’età. E al Cassiopeia si riconferma quello che secondo me è il più grande miracolo della vita notturna berlinese: anche nel club più alternativo e nel bagno più scalcinato e graffittato, anche all’ora piú tarda, nel bagno delle donne non manca mai la carta igienica. Si può dire che questo è uno dei motivi per cui amo Berlino? Alle cinque del mattino si esce un po’ rintronati ed ecco il secondo miracolo. È tutto di nuovo bianco di neve, ma una neve ancora nuova, sui capannoni, dove qualche burlone ha portato un abete natalizio che è ancora lì, sui cortili, sulle fontanelle, sulle luci ancora appese, sui gruppetti di ragazzi rabbrividenti di freddo, in attesa che ritorni l’estate. (nig)

Cassiopeia, Rivaler Str. 99, Berlin.
http://www.cassiopeia-berlin.de

Inverno a Berlino

2 Feb

No, l’inverno non c’è solo a Berlino. Anzi, in altri posti è sicuramente più avventuroso: per esempio sull’isola di Hiddensee, nel mar Baltico, ora isolata in un mare di ghiaccio e rifornita di cibo grazie ad un ponte aereo. Però a Berlino, in compenso, c’è molto da guardare: la neve, naturalmente, che ricopre per l’ennesima volta strade, auto e canali gelati, i treni che accumulano ritardi (ebbene sì, anche qui), ma soprattutto le persone. Per esempio quelli che fanno jogging. A Potsdamer Platz, alle cinque del pomeriggio, tra turisti infreddoliti che si rifugiano nel centro commerciale, impiegati incappucciati che aspettano pazientemente l’arrivo del bus e auto che procedono con cautele infinite vi può capitare di scorgere improvvisamente un omino (o una donnina) dal giaccone sgargiante, con pantaloni aderenti, il cappello calato sugli occhi e andatura danzante. Sì, perché fare jogging con stile impeccabile, sulle strate ricoperte da uno strato di ghiaccio e uno di fanghiglia nevosa, è impossibile, così lo sportivo è costretto a passi di danza sulle punte per ottenere almeno tre obiettivi fondamentali: mantenere un minimo di equilibrio e velocità e riuscire a schivare il resto dei passanti. Al Mauerpark, il parco di Prenzlauerberg famoso per il mercatino delle pulci e il pubblico alternativo-trendy, si è rinunciato al tradizionale karaoke all’aperto, ma non a ballare. Mentre lo attraverso, una domenica pomeriggio, e faccio lo slalom per evitare le slitte dei bambini, sento rimbombare dei bassi. Un’illusione acustica? No: un party. La musica elettronica si diffonde nell’aria grigia. Sul prato ricoperto da uno strato compatto di ghiaccio e neve c’è un capannello di gente che balla. Sono ragazzi e ragazzi (ma così imbaccucati in cappelli, sciarpe e giacconi non si capisce più di tanto), passanti, e anche qualche nonna, contenta del diversivo, mentre i bambini si rotolano poco lontano nella neve. Ognuno balla a modo suo: visto che l’inverno durerà ancora un bel po’, meglio imparare a fare come se non ci fosse.